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Marx ed Engels affermano nell’Ideologia tedesca che la crisi che imperversa in Germania tra gli anni trenta e gli anni quaranta –si ricordi che l’Ideologia tedesca fu scritta tra il 1845 e il 1846- è dovuta al fatto che in quel Paese la filosofia è molto sviluppata, mentre l’economia e la situazione sociale sono assai arretrate. Per uscire dalla crisi, secondo Marx ed Engels, bisognerà portare l’economia e la situazione sociale allo stesso sviluppo della filosofia, che è quanto dire, in questo caso, che i fatti debbono essere adeguati alle idee. In Germania dunque la crisi è causata dall’ideologismo, giacché le idee, non essendo nella debita correlazione con i fatti, operano nel vuoto, risultando astratte: ossia avulse dalla realtà.

La situazione del fascismo è, in un certo senso, opposta a quella della Germania di cui trattano Marx ed Engels. Non c’è dubbio che nel fascismo i fatti predominano sulle idee. Le idee sono deboli e disorganiche; e quelle che si affermano con forza sono patrocinatrice dall’azione, e perciò rimangono isolate. Si deve concludere che, nonostante la diversità, gli esiti a cui porta il fascismo sono gli stessi di quelli che aveva raggiunto la Germania tra gli anni trenta e quaranta del secolo scorso. Esso, infatti, non ha mai superato la crisi che lo ha portato al potere, nonostante l’apparente consolidamento come regime politico.

C’è tuttavia da chiedersi come abbia potuto un partito politico, che è sempre vissuto di crisi, governare l’Italia per vent’anni. Non mi pare un interrogativo a cui sia difficile rispondere. La borghesia, per salvarsi dall’espansione del comunismo, il quale dopo la Rivoluzione russa stava muovendo per la sua carica rivoluzionaria a conquistare anche il mondo occidentale, ha favorito non solo in Italia, ma anche in altri Paesi dell’Europa di quel tempo, l’ascesa al potere del fascismo perché la difendesse nei suoi interessi economici e politici. E quando ciò non coincise più con gli interessi della borghesia, la stella del fascismo cominciò dovunque a declinare. La seconda guerra mondiale fece il resto, trascinando il fascismo alla rovina totale. Ma non si deve dimenticare che, se a scatenare la seconda guerra mondiale fu il fascismo, il quale in Italia e in Germania aveva perduto il senso della realtà vivendo in modo arrogante e prepotente, ad opporglisi furono le forti borghesie occidentali, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, a cui si affiancarono anche le borghesie dei territori dove i fascisti governavano.

Queste ultime borghesie, come un tempo avevano fatto di tutto per sopirlo, ora si adoperavano a svegliare nelle masse popolari il sentimento della libertà, che divenne incontenibile anche per l’opera instancabile di coloro che con il fascismo non erano mai venuti a compromesso.