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I mistici si pongono, senza dubbio, qualitativamente in un gradino diverso rispetto agli uomini comuni, né si può imitarli se non si hanno le loro qualità, allo stesso modo che non si è artisti, scienziati, filosofi ecc, se accanto alla preparazione adeguata, non si possiede il talento specifico.

Il misticismo è certamente un sentimento rispettabile, pur tuttavia non desta la mia ammirazione. Esso si diffonde nei periodi di tetra crisi nei campi più vari dell’agire umano. In alcuni tra i momenti più bui del Medioevo, mentre il sentire misticamente soggiogava le coscienze più elette, tutto languiva sul terreno delle azioni umane. Languivano le scienze, le arti, la politica, il diritto, la filosofia. E quando queste branche dell’umano sapere ripresero a vivere, il misticismo regredì, se non scomparve del tutto.

Esso fugge il mondo, frustra ogni iniziativa terrena e, concentrandosi nell’intimità per fondersi con il tutto, si disinteressa dei diversi, ne si preoccupa delle sofferenze di alcuno fuorché di colui che vive quel sentimento. Il suo fondamento è, in definitiva, l’aristocraticismo. Per conto mio, preferisco un sentimento meno nobile, forse, ma certo è più efficace da punto di vista umano: quello della solidarietà. Con esso non solo l’io riconosce il tu, ma rispetta la dignità e ne allevia le sofferenze, ma si pone sul piano di parità condividendone gioie, dolori e sacrifici. Il rapporto che imposta, non si basa sulla carità pietistica, ma sul sacrosanto diritto.