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Un ultima annotazione voglio farla sul consumismo. Esso nasce dal libero sviluppo dell’economia, e quindi dalle società a regime democratico. Se tuttavia non viene regolato, porta a profonde contraddizioni sociali che, contrariamente alle immediate apparenze, generano situazioni antidemocratiche. Esso, infatti, mentre infonde in ognuno la voglia di consumare beni di ogni genere nella maniera più larga possibile dando l’illusione che ormai la divisione in ceti sociali diversi non sussista più, approfondisce tale divisione, in quanto i produttori e i distributori delle merci si arricchiscono sempre di più, mentre le masse dei consumatori si impoveriscono ulteriormente. Il consumismo ottiene il suo scopo, creando nelle menti dei consumatori l’illusione che la cosìdetta società dei consumi sia la vera società del benessere e debba essere incrementata senza posa perché è la migliore fra tutte. In tutto questo sembra che non ci sia nulla di antidemocratico. Infatti i consumatori non subiscono alcuna forzatura apparente, giacchè essi tutto quello che fanno, lo fanno spontaneamente e non dietro l’imposizione di chi che sia. E invece le cose non stanno proprio così. I consumatori, con la propaganda che dispiegano industriali e commercianti per magnificare l’utilità e la bontà dei loro prodotti, vengono non solo condizionati psichicamente, ma addirittura alienati, resi cioè incapaci di giudicare autonomamente, poiché il loro spirito e la loro intelligenza vengono ottenebrati dalla martellante pubblicità con cui tali prodotti vengono ad essi presentati. La violenza che produce la pubblicità nella psiche umana, è forse più condizionante e più incidente di quella che esercitano le forzature fisiche, poiché queste costringono ma non convincono, mentre quelle persuadono perché disorientano. Nasce da qui l’esigenza che la pubblicità venga regolata: ossia sia indotta ad assumere un atteggiamento non contraddittorio nei messaggi che trasmette badando esclusivamente alla persuasione che riesce ad infondere nei ricettori dei suoi messaggi e non ai danni che provoca. E’ chiaro infatti che se le si consente di procedere secondo le caratteristiche della sua natura, che sono quelle di portare il soggetto a cui si rivolge alla ricezione passiva dei messaggi che trasmette, la comunità sociale in cui opera viene a subire gravi dissesti a causa degli incerti comportamenti che vi assumono coloro che la compongono. Essi cioè non sapranno, ad un certo punto, quale scelta operare di fronte a situazione completamente antitetiche, le quali, proprio con la antiteticità che la contraddistingue, generano un forte senso di crisi che fa della comunità un esser profondamente malato. Ci troviamo così indubbiamente in un handicap sociale che occorre assolutamente superare, se la comunità vuole riacquistare la salute perduta.

Ma cosa dunque bisogna fare?

Se davvero si intende risolvere il problema, non è difficile la soluzione che consente di raggiungere lo scopo. Basta incanalare i messaggi pubblicitari in una direzione non difforme da tutto ciò che costituisce motivo di aggregazione e di compattezza nella società. Gli individui e i gruppi che si servono della pubblicità per il perseguimento esclusivo dei loro affari, grideranno allo scandalo antidemocratico, poiché diranno che essi vengono penalizzati in quanto si impedisce loro di esplicare a pieno la propria attività. Con questo ragionamento però non fanno che pretendere la salvaguardia dei loro interessi particolari, senza tenere in alcun conto degli interessi degli altri membri della comunità, che si differenziano dai loro, chiudendosi in un vero egoismo che non può essere accettato nel modo più assoluto. La comunità sociale appartiene a tutti i membri che ne fanno parte perché sono loro che le hanno dato la vita. Essa ha dunque, come preciso dovere di contemperare gli interessi di tutti, facendoli procedere in armonico equilibrio. Se manterrà un atteggiamento fermo nel fare osservare le regole che tendono a valorizzare la dignità paritaria di ogni singolo non fallirà lo scopo, ma ciò si verificherà soltanto se al suo interno la coerenza avrà la massima applicazione e ci si convincerà che la vera democrazia non può consentire un diverso modo di atteggiarsi.

Fine!