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Quando la politica è estremamente ideologizzata arriva all’assurdo di disconoscere l’umanità. Un uomo politico, io credo, ha il dovere di distinguere la persona in quanto tale dalla posizione politica in cui essa si colloca anche quando, e soprattutto allora, egli combatte duramente quella posizione politica.

La rigidezza che mostrò Robespierre di fronte a Desmoulins quando la moglie di quest’ultimo lo implorò di intervenire a favore del marito in nome dell’antica amicizia, che per tanto tempo li aveva legati, affinchè lo salvasse dalla condanna capitale che gravava sul suo capo, ed egli rispose che non intendeva farlo poiché Desmoulins aveva sbagliato, ed era giusto che pagasse anche con la vita i suoi errori, è umanamente inconcepibile. Non si può sacrificare la dignità di una persona ad una ideologia politica. Infatti c’è molto da discutere sulla giustezza di una ideologia politica giacché essa poggia le proprie basi su valori assai transeunti, mentre la persona umana lo poggia su valori assoluti, per quanto di assoluto si possa parlare nel nostro mondo. Un ideologia politica può essere riveduta senza che perda la sua identità; una persona umana non si presta a revisioni e, una volta che la si è distrutta, non consente di essere recuperata. Ecco perché la persona umana occupa valori di gran lunga più alti delle ideologie politiche.

Seguendo il mio ragionamento, sembrerebbe di capire che in politica non ci debbano essere punti fermi ma che si debba obbedire ad una mobilità totale. Ebbene, non è così. Io penso che un ideale politico valga moltissimo; vale addirittura il sacrificio della vita di chi lo possiede. Quello che però non è ammissibile è che colui che professa un ideale politico si senta autorizzato a calpestare la dignità altrui, o addirittura a rivendicarne la distruzione totale. In questo caso si compie una sopraffazione meritevole giustamente di tutto il disprezzo di cui l’atto soprafattivo si serve ogni volta che si verifica. In altre parole: chi professa un ideale politico ha il dovere morale di compiere per esso qualunque sacrificio, persino quello della propria vita, ma non ha nessun diritto di torcere un capello a chicchessia per farlo trionfare. Il discorso però va chiarito ulteriormente perché si possa sensatamente accettare. Mi trovo pienamente d’accordo con quanti considerano l’individuo umano come sacro e inviolabile; ma non posso ammettere che non venga considerato altrettanto sacro ed inviolabile il collettivo.