Indice articoli

Si dirà forse che il mio pensiero si colloca nel paese di Utopia. Capisco che è abbastanza difficile indurre gli uomini al rispetto del pubblico e del privato ad un tempo. Assai spesso essi si sono esclusi a vicenda. Oggi però diventa una necessità la sua concreta traduzione in atto se si vuole che la pace e la serenità regnino nelle comunità umane più svariate. Gli avvenimenti politici del nostro tempo, assai carichi di pericolosa drammaticità, mi danno ragione pienamente. Urge l’impegno solerte e costante di ognuno affinchè non sfocino in irrimediabile tragedia. La politica è una cosa molto seria. E’ uno dei fatti che maggiormente deve impegnare la coscienza di ognuno di noi nella nostra qualità di cittadini facenti parte della comunità della nazione in cui viviamo e della città o del paese in cui risiediamo. Ecco la ragione per cui non è possibile non occuparci di politica, non partecipare al suo svolgimento. Gli uomini politici hanno il dovere di insegnarlo ai profani della politica, se davvero intendono svolgere in modo onesto la loro attività. La politica deve avere come scopo il governo degli uomini non per sottometterli, bensì per emanciparli sia nel campo materiale, facendo conseguire loro un tenore di vita sempre migliore, sia nel campo morale, indirizzandoli al rispetto di se stessi e degli altri, alla reciproca solidarietà e al mutuo soccorso ogni volta che le circostanze lo richiedano. Se tutto questo avverrà, si potrà dire che ogni uomo sarà diventato uomo ancor di più, poiché il senso dell’umano si sarà in lui notevolmente più sviluppato. Lo sviluppo dell’umano se per un verso porta al consolidamento del collettivo in forza della solidarietà che produce tra coloro che lo costituiscono, per un altro dà luogo all’affermazione consapevole dell’individuo nella pienezza della personalità. Se, come dicevo all’inizio di questa riflessione, la persona deve essere considerata non per la corrente politica a cui appartiene, bensì per la sua dignità di persona, è chiaro che non si può chiederle di rinunciare al suo ideale politico nemmeno per un istante. Non è quindi lecito che si chieda il voto ad un individuo, quando si sa che appartiene ad una corrente politica precisa, per l’elezione di uno che milita in una corrente politica diversa dalla sua. Questo significa commettere un atto di sopraffazione giacché colui che chiede il voto per essere eletto ad una qualsiasi carica politica, è sempre più rappresentativo di quello a cui viene richiesto il voto stesso. Si dirà che questo avviene sempre in nome dell’amicizia che lega colui che chiede il voto con colui a cui viene richiesto. E’ certamente un modo errato di intendere l’amicizia. Direi anzi che su questo terreno l’amicizia non può proprio fiorire. L’amicizia, per essere veramente tale, deve impostare un rapporto di eguaglianza tra le persone in cui si realizza. Essa nasce e si sviluppa come sentimento d’affetto disinteressato senza contropartita alcuna tra coloro che la instaurano: o meglio dire la contropartita deve consistere nel rispetto reciproco della propria dignità, nella solidarietà vicendevole, nelle sventure, nel mutuo soccorso nelle situazioni avverse. Se la politica è un fatto di coscienza, come ho cercato di dimostrare in tutta questa riflessione, chi chiede il voto ad un individuo per una corrente politica a cui tale individuo non appartiene perché aderente ad una corrente politica diversa, commette un atto di sopraffazione nei confronti di quell’individuo perché gli chiede di rinunciare alla propria coscienza, ossia alla parte migliore di se stesso. E questo non significa offrire ad una persona la propria amicizia, bensì calpestarne la dignità in quanto la si strumentalizza per realizzare i propri scopi. Disapprovo dal profondo del cuore questo modo di procedere in qualsiasi forma di rapporto tra gli uomini. In politica poi è ancora più biasimevole perché il potere manifesta con arroganza tutta la sua demoniaca capacità di oppressione. In questo caso la politica cammina in direzione opposta all’umanità, poiché umilia e mortifica gli uomini anziché elevarli.

Terminato di scrivere il 14 Agosto 1987.