La crescita incontrollata delle città nasce indubbiamente da una cattiva distribuzione delle risorse vitali. Nel Terzo Mondo il fenomeno è più palese che nei Paesi industrializzati. Nei Paesi sottosviluppati la popolazione della campagna è priva dei mezzi più essenziali per vivere. In essa i casi di mortalità per fame non si contano. E ciò non avviene soltanto tra i bambini, come talvolta tendono a far credere i mezzi di comunicazione di massa, ma anche tra gli adulti, sebbene si tenda a minimizzare il fenomeno, anche per la vergogna che comporta. E' quindi chiaro che la popolazione delle campagne è costretta a riversarsi nelle città con la speranza di riuscire a procurarsi quel minimo di risorse vitali che in campagna non è stato possibile trovare. Ha scritto il demografo francese Alfred Sauvy : " se la ricchezza non va agli uomini, gli uomini andranno alle ricchezze ". Il fatto è che, purtroppo, le grandi città del Terzo Mondo di ricchezza ne hanno ben poca, e, alle popolazioni che vi ammassano fuggendo dalle campagne, possono offrire soltanto miseria, povertà, cattive condizioni igieniche apportatrici delle più disparate malattie e disagi impossibili a descrivere e ad enumerare.
Nelle città del Terzo Mondo le popolazione vivono in condizioni assai precarie. Malattie come la polmonite, la tubercolosi, le infezioni intestinali sono all'ordine del giorno. Un'infinità di persone sono affette da gastroenteriti croniche, da diarrea e dissenteria dovute ai parassiti che infestano l'acqua potabile. Immense quantità di rifiuti vengono ammassati in discariche a cielo aperto. A Bombay, per esempio, la febbre tifoide è endemica, mentre alta risulta l'incidenza della malaria e della tubercolosi. Calcutta combatte perfettamente col colera, il quale vi provoca un centinaio di morti ogni anno.
Queste città gigantesche non hanno acqua potabile che in minima quantità. Le loro periferie sono sommerse dai rifiuti. Le fognature mancano o scorrono a cielo aperto. L'incuria con cui sono tenute queste immense città è orribile. Si pensi, per esempio, a quanto accade a Madras. Il sistema organizzativo della città risale al 1911. Esso venne progettato e organizzato per servire una popolazione di circa seicentomila abitanti. Oggi solo il 40% dei oltre cinque milioni di abitanti dei residenti è collegato alla rete idrica urbana. Quasi tre milioni di persone devono rifornirsi di acqua ai pozzi pubblici, ognuno dei quali serve circa un migliaio di persone. Gli studiosi di malattie infettive sono molto preoccupati delle condizioni igieniche disastrose in cui vivono gli abitanti di queste immense città, non soltanto per le sofferenze dirette che vi si verificano, ma anche per le malattie che vi si potrebbero sviluppare oltre quelle che già ci sono e di cui non si sa fino a che punto si riuscirebbe ad avere il controllo per debellarle.
Un fenomeno deplorevole del nostro tempo. La crescita smisurata delle città.
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